Rassegna stampa

Emergenza casse vuote

Migliaia di disoccupati senza corsi di formazione

Migliaia di persone in cassa integrazione, in mobilità o disoccupate, senza la prospettiva di partecipare ad un corso di formazione. Se per i cassaintegrati in deroga il meccanismo delle doti ammortizzatori sociali ha permesso agli enti accreditati di mettere in piedi, grazie anche al lavoro dei sindacati, oltre 3.700 interventi, per altre migliaia di lavoratori a spasso non c’è un euro. E senza un’adeguata formazione diventa ancora più difficile trovare un posto. Dopo la firma dell’accordo con la Regione, nella primavera del 2009, Mantova ha attivato la rete mettendo al tavolo di lavoro Provincia, distretti, sindacati, e operatori della formazione (tra cui For.Ma, Enaip, Solco, Obiettivo Lavoro, Centro Tecnologico Arti e Mestieri di Suzzara, Ial Cisl e Cesvip di Poggio Rusco). «Pur tra mille difficoltà - spiega Silvano Saccani, componente della segreteria della Cgil con delega al mercato del lavoro - la realtà di Mantova ha creato una rete in grado di dare risposte ai lavoratori in cassa integrazione in deroga. Seppur senza alcuna garanzia di trovare un nuovo posto, migliaia di persone hanno potuto riqualificarsi partecipando ai corsi obbligatori, e senza perdere i benefici degli ammortizzatori sociali». Un’esperienza positiva, confermata dai dati. Con il 30% di addetti ricollocati, Mantova è in linea con il trend regionale. «Oggi manca però una prospettiva - sottolinea Gabriele Martignoni, direttore di ForMa, l’azienda speciale della Provincia - per migliaia di persone con altre tipologie di cassa integrazione, mobilità e disoccupazione». Le stime parlano di 6-7mila lavoratori senza l’opportunità di percorsi di formazione in grado di offrire un’alternativa, e una concreta possibilità di ricollocarsi su un mercato del lavoro che, anche a Mantova, registra cifre da brividi. I motivi? «La mancanza di risorse, su questa partita servirebbe un intervento concreto da parte della Regione, e la difficoltà di rapporti con il mondo aziendale rispetto alla comunicazione dei fabbisogni occupazionali delle aziende». Per funzionare al meglio, e garantire percorsi formativi ad hoc, il comparto della formazione dovrebbe entrare in rapporto sinergico con il mondo produttivo. «Manca invece una visione strategica, con prospettive di medio periodo - evidenzia Gianluca Ruberti del Solco - troppo spesso le aziende cercano personale oggi per domani, come ha evidenziato la recente ricerca sui fabbisogni occupazionali condotta dalla Camera di commercio in collaborazione con la Provincia». E sulla mancanza di indicazioni, da parte del mondo produttivo, su come e dove fare un’efficace formazione pensando anche a quando la crisi sarà superata, si concentra anche Stefano Ferrari, di Obiettivo Lavoro. «Per fare serie politiche attive bisogna lavorare in sinergia - spiega - e in quest’ottica le parti datoriali dovrebbero essere più presenti. Il rischio, infatti, è quello di trovarci di fronte ad un grande ‘parcheggio’ di risorse umane, senza sapere come reindirizzarle verso i cicli produttivi». In assenza di obiettivi specifici gli enti accreditati hanno puntato spesso sulle cosiddette competenze trasversali, come l’insegnamento dell’italiano agli stranieri, dell’inglese di base ai lavoratori italiani, e dell’informatica. «Far formazione - conclude Ruberti - vuol dire anche evitare che l’emarginazione del lavoratore. La persona deve rimanere legata alla rete, perché oggi nessuno verrà a chiamare a casa per offrirti un lavoro».

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